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LECCE – Addio Mancosu, Sticchi Damiani: “Era un’occasione per dire la verità. Messaggio per far male a chi resta”

A poche ore dal post di congedo di Marco Mancosu, arriva la replica del presidente del Lecce, Saverio Sticchi Damiani, affidata, anche in questo caso, ai social network. Nelle parole del presidente ci sono affetto, comprensione, ma anche delusione per come si è chiuso il rapporto con la società.

Lettera a Marco Mancosu

Caro Marco,

avrei potuto pubblicare chissà quante foto insieme, invece, ho voluto rendere pubblico il messaggio che ti ho inviato il giorno dopo l’eliminazione con il Venezia che è stata la sconfitta più amara da Presidente. Perché io, quella mattina, nonostante avessi appena perso la serie A, stavo pensando a te ed al tuo stato d’animo. Il nostro rapporto è stato sempre questo, ci siamo dati forza a vicenda nei momenti di grande sconforto, ma abbiamo gioito come pochi per le incredibili vittorie conseguite, gioie irrefrenabili che può provare solo chi non ha mai vinto a certi livelli. E nessuno di noi due aveva mai realizzato ciò che siamo stati capaci di fare nel Lecce. Dalla C alla serie A abbiamo contribuito, entrambi, a scrivere una storia fantastica e tu eri stato il miglior capitano che un presidente potesse sognare. Dopo la retrocessione in serie B qualcosa è cambiato e tu sei cambiato. Mi sono sentito spesso solo, avevo la sensazione che la promozione in serie A fosse stata di tutti, ma che la retrocessione fosse solo della società e di pochi altri. In tanti si sentivano sprecati a Lecce ed io ho cercato di non trattenere nessuno malvolentieri. Era il primo calciomercato al tempo del covid e l’opportunità che aspettavi non è arrivata. Nonostante tutto, il tuo contratto è stato prolungato, non da me per la verità, ma da Pantaleo Corvino. Avrai fatto pure 9 goal e non so quanti assist nella prima parte dell’ultimo campionato di B, ma non eri un giocatore contento, non eri il solito capitano, non eri Marco Mancosu. Poi è arrivata la notizia terribile della tua malattia, per vari mesi lo sapevamo solo noi: tu, io, Pantaleo ed il nostro dottore. Ho cercato per te i migliori medici d’Italia come avrei fatto per mio fratello. In quel momento drammatico ci siamo ritrovati nel dolore, abbiamo conosciuto un uomo coraggioso, un grande padre ed un grande marito. Sei voluto tornare in campo prima del tempo ed hai combattuto come un leone, eri tornato il mio capitano, eri tornato Marco Mancosu. Il rigore sbagliato contro il Venezia l’ha calciato il capitano coraggioso, quello che ho conosciuto ai tempi della serie C. Meritavi tremendamente che quel pallone andasse in rete e lo meritava anche il Lecce, invece il destino ha ammutolito la più bella delle favole sportive. Siamo ripartiti quest’anno con te, da te e dalla nostra comune voglia di rivincita, fino a quella mattina in cui hai chiesto di parlarmi, appena rientrati dall’Olanda. Mi hai parlato di un ciclo ormai finito e della tua voglia di una nuova esperienza altrove (poi in effetti manifestatasi pochi giorni dopo). Per l’ennesima volta, ho compreso, condiviso e, per quanto possibile, agevolato le tue richieste. Non troverai molti presidenti che rinunciano ad una clausola di 2.5 milioni o a qualsiasi altra richiesta economica, ma la tua storia meritava questo trattamento speciale. Questa è stata l’ultima volta che ci siamo parlati ed ancora una volta abbracciati, con l’affetto di sempre. Dopo questa vicenda si è intromesso un giovane procuratore che con i suoi post infantili ha buttato discredito sulla mia società e sulle persone che ci lavorano. Caro Marco, mi sarei aspettato che tu prendessi le distanze da tutto questo fango, da questo tentativo di denigrare la mia, ma anche la tua società, perché il Lecce sarà sempre la società che ha cambiato la tua vita. Marco, il Lecce è sacro e sacre sono le persone che ci lavorano con impegno e chi prova a colpirle gratuitamente e senza motivo colpisce il Lecce. Nel tuo post di saluto, con un gioco di parole, dici di non voler dire la verità, sbagli Marco, questa era una occasione formidabile per dire la verità, perché come ho compreso io avrebbero capito tutti i tifosi. Prima che tutto degenerasse, avevo financo condiviso con il tuo agente (e conservo tutti i messaggi) il comunicato congiunto con cui davamo notizia ai tifosi della tua legittima aspirazione a cogliere questa opportunità di mercato. Invece leggo adesso il tuo post di saluto: e’ un messaggio scritto per separare, disunire, fare male a chi resta, creare scompiglio in chi, da domani, dovrà difendere quella che è stata la tua maglia in un nuovo campionato. Ho solo voglia di chiudere questa brutta pagina e pensare al mio Lecce. Oggi ti dico soltanto buona vita Marco, anche se, credimi, avrei tanto voluto dirti: “buona vita capitano”.

(foto. S. Sticchi Damiani)