
LEGA PRO – Costruita per vincere, in ripresa dopo il fallimento-Braglia: tutto sull’Alessandria di Pillon
Di certo non avranno tirato un sospiro di sollievo i tifosi del Lecce quando, lo scorso giovedì, l’urna ha decretato che il prossimo avversario dei giallorossi nei playoff sarebbe stato l’Alessandria. I piemontesi, allenati dall’esperto Giuseppe Pillon, sono sin dalla scorsa estate considerati come uno dei collettivi più forti, se non il più forte, dell’intera Lega Pro, tanto che la loro vittoria del girone A era data quasi per certa. Alla fine i troppi errori commessi e un vantaggio dilapidato ha favorito la clamorosa rimonta della Cremonese, che ha strappato ai grigi la promozione diretta contribuendo a far sì che le strade del club che lanciò nel grande calcio Gianni Rivera incrociassero, nei quarti di finale dei playoff, quelle dei giallorossi di Roberto Rizzo, dando vita al match più atteso della settimana.
Fondata nel lontano 1912, l’Unione Sportiva Alessandria Calcio è una società storica nel panorama calcistico italiano per il fatto di aver preso parte a molte delle prime edizioni della Serie A, compresa la prima nel 1929-30. Nel primo Dopoguerra la compagine alessandrina trovò infatti una posizione stabile nei piani alti del nostro calcio (già prima del girone unico), ottenendo anche per due volte il sesto posto finale. Dopo 13 massimi campionati disputati e dopo essere stata una delle provinciali più apprezzate per aver lanciato tanti giovani campioni (Rivera, ma anche Carlo Carcano e Adolfo Baloncieri), nel 1960 l’Alessandria lascia la Serie A senza più ritrovarla, sprofondando in una Serie B che, a sua volta, saluterà nel 1975. Gli ultimi quarant’anni hanno rappresentato un lungo periodo buio della storia del club, fatto sopratutto di modesti tornei di terza serie ma anche di tanta Serie C2 e di 5 campionati nei dilettanti (3 in D e 2 nell’Eccellenza piemontese). Solo dopo il 2010 i grigi sono riusciti a rinsavire e reinserirsi nella lotta per il ritorno tra i cadetti, in modo particolare in una passata stagione in cui, oltre a ritrovare i playoff, hanno ben figurato in Coppa Italia, sfiorando una clamorosa finale svanita solo nella semifinale con il Milan, dopo aver eliminato Altovicentino, Pro Vercelli, Palermo, Genoa e Spezia.
Per trovare i quattro precedenti con il Lecce bisogna però tornare indietro di oltre sessant’anni. Le sfide totali tra grigi e giallorossi sono quattro, e registrano un bilancio nettamente in favore dei primi, vittoriosi in tre occasioni a cui si somma un pareggio. I primi due incroci risalgono alla Serie B 1948/1948 e hanno visto altrettanti successi alessandrini (0-2 in Salento, 4-0 al Moccagatta), mentre nella C 1952/1953 l’Alessandria vinse 3-0 in casa per poi pareggiare 0-0 al vecchio Carlo Pranzo di Lecce. I salentini sono dunque alla ricerca non solo della prima vittoria, ma anche della prima rete contro i grigi.
Tornando al presente, dopo l’ottima passata stagione, in cui la promozione in B è sfumata in seguito alla sconfitta con il Foggia nel primo turno dei playoff, l’ambizioso presidente Luca Di Masi ha rilanciato, costruendo una squadra ancora più forte con l’obiettivo di stravincere il campionato. E il condottiere scelto per guidare l’armata grigia proveniva proprio da Lecce: dopo l’esperienza tutto sommato positiva (esito a parte) in Salento, Piero Braglia era stato scelto dalla dirigenza alessandrina, e in particolare dal ds Pasquale Sensibile (figlio del leccese Aldo), per riportare l’Alessandria in Serie B. L’avvio era stato di quelli da incorniciare, con i piemontesi capaci di vincere 10 delle prime 11 gare, di restare imbattuti fino al ventunesimo turno e di dominare il girone forti di un attacco super e una difesa imperforabile. Dopo il girone d’andata il vantaggio sulla Cremonese seconda era di 8 punti (ma era arrivato anche a 10). Proprio nell’ultima gara dell’anno solare 2016, però, arrivò il primo ko (2-1 a Livorno), e con esso l’inizio di una caduta precedentemente impronosticabile. Sei vittorie, sei sconfitte e tre pari tra la ventunesima e la trentacinquesima giornate non sono bastate a respingere l’attacco della Cremonese, e proprio all’indomani del sorpasso in vetta (a tre turni dal termine della stagione regolare) il patron Di Masi ha optato per il clamoroso cambio in panchina: via Braglia (come a Lecce, autore di un grande avvio ma non abbastanza bravo ad interpretare i primi stop), ecco Bepi Pillon.
Tornato da qualche anno a misurarsi sui campi di terza serie dopo tante stagioni da tecnico in Serie A e soprattutto B, Giuseppe Pillon ha accettato la sfida con l’obiettivo di risollevare gli animi scottati da un primo posto incredibilmente sfuggito di mano, riconsolidare lo spogliatoio e rilanciare le quote dell’Alessandria in chiave playoff. In realtà il tecnico trevigiano ha anche avuto la possibilità di effettuare il controsorpasso alla Cremonese alla penultima giornata, ma mentre i lombardi venivano sconfitti a Livorno, la sua squadra non riuscì ad andare oltre il pari sul campo della modesta Lupa Roma, scatenando le ire di una tifoseria, quella alessandrina, sempre pacata, me che negli ultimi tempi si è mostrata a dir poco spazientita dagli sprechi di Gonzalez e compagni. Anche nell’ultimo turno i grigi hanno accarezzato la B ma solo per venti minuti circa, ovvero il tempo trascorso con la Cremonese in svantaggio con il Racing Roma, ribaltato nei minuti finali.
All’Alessandria sono così rimasti i playoff per raddrizzare la stagione. Nella seconda fase i grigi se la sono vista con la Casertana, avversario che ha messo non poco i bastoni tra le ruote dell’undici di Pillon. All’andata in Campania gli ospiti hanno dovuto sudare non poco per uscire indenni dal Pinto (1-1 finale), e nel ritorno hanno sì vinto per 3-1, ma dopo aver tremato in seguito al vantaggio di Ciotola con annessi brontolii da parte dell’intero Moccagatta, chiaro segno di come la compagine piemontese sia da un lato una corazzata, ma dall’altra presenti comunque dei punti deboli che, se colpiti, possono comunque mandare in crisi i ragazzi di Pillon.
Tutto questo nonostante, rosa alla mano, l’Alessandria abbia poco da invidiare a qualsiasi avversario di turno. Tra i pali il club di Di Masi punta sulla freschezza e sulla voglia di emergere di Vannucchi, estremo difensore dalle qualità indiscusse ma capace anche di qualche piccola uscita a vuoto. In difesa spicca l’esperienza e la forza fisica di Piccolo, Gozzi e dell’ex Gallipoli Cristian Sosa (tra i migliori degli jonici in Serie B) in mezzo, e la corsa del croato Celjak e di Barlocco sulle fasce. A dare sostanza a un 4-4-2 più simile a un 4-2-4 di Pillon ci pensa il possente Cazzola (o il brasiliano Mezavilla), coadiuvato dai più dinamici Branca o Nicco. Sulle fasce spazio alla fantasia e alla tecnica dei brevilinei Marras e Fischnaller, senza dimenticare Sestu e Iocolano, ultimamente più in secondo piano ma decisamente sprecati in Lega Pro. Le vere stelle della squadra si trovano però in attacco. Da una parte Riccardo Bocalon, classico numero 9 che vive per il gol, dall’altra l’argentino Pablo Gonzalez, probabilmente l’elemento più forte dell’intera categoria. Per la difesa del Lecce non sarà facile contrastarli.