
EUROPEI – Spagna eliminata col cuore e con l’orgoglio. Italia, adesso non fermarti più!
Una gara sofferta, come mai in questo Europeo. Ancora i supplementari, come contro l’Austria. Poi i rigori, il nostro incubo, ma che, qualche anno fa, ci hanno spinto sul tetto del mondo per la quarta volta. L’Italia di Roberto Mancini è arrivata dove solo in pochissimi pensavano: in finale a Euro 2020.
Lo ha fatto giocando sei partite di grinta, carattere, calcio propositivo, “garra“, per dirla alla sudamericana. Ieri sera, contro la Spagna, qualcosa, però, non ha funzionato. Vuoi per l’assenza, sulla fascia di sinistra, del treno Spinazzola (comunque ben rimpiazzato da Emerson Palmieri), vuoi per il tipo di gioco fatto di trame strette e di compattezza tra le linee della Spagna, vuoi – forse – per un principio di affaticamento fisico che, a luglio inoltrato, è anche fisiologico (ma vale per tutte le squadre).
Gli Azzurri, nel primo tempo, sono partiti benissimo giocando circa dieci minuti in modo spavaldo. Poi è venuta fuori la Spagna che ha cominciato a fare gioco, a spingerci indietro, a metterci in difficoltà, a tagliare le fonti del nostro gioco, Jorginho in primis. Verratti ha sofferto e non ha dato il meglio di sé; Barella è stato più propositivo, ma ha anche perso diversi palloni sanguinosi. Insigne doveva tornare a metà campo per farsi vedere e per sperare di calamitare qualche pallone. Immobile, là davanti, ha fatto quello che ha potuto, sacrificandosi nel primo pressing sul portatore spagnolo, ma, inevitabilmente, accusando la fatica quando c’era da concretizzare sotto porta. Eppure il gol dell’Italia è nato da una palla lunga per Immobile, che, comunque, ha cercato di sporcare ai difensori avversari. Poi il tiro di Federico Chiesa è stato perfetto, magico, letale. Stessa postura del papà Enrico, che, di gol di questa fattura, ne ha fatti tanti.
Nel secondo tempo, poi, subito dopo essere passati in vantaggio, mister Mancini, forse, ha sbagliato la mossa, togliendo Immobile che, forse, avrebbe avuto più spazi in ripartenza con la Spagna che, inevitabilmente, si sarebbe dovuta sbilanciare alla ricerca del pari. Berardi ha avuto due buone occasioni, ma ha calciato debolmente. Splendida, invece, l’azione del pari spagnolo di Morata: da manuale del calcio, sia nella costruzione, sia nella finalizzazione.
Ai supplementari abbiamo sofferto, più del dovuto. I cambi non hanno dato quanto ci si aspettava e la squadra ha dovuto tirare fuori l’orgoglio e l’esperienza per respingere gli assalti delle Furie Rosse. Ai rigori, poi, si è ripetuta una delle leggi non scritte del calcio: chi sbaglia per primo, spesso vince. Locatelli si è fatto parare il rigore, ma l’Italia è in finale agli Europei. E chi se lo aspettava?