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NARDÒ – Quando Fanuli non c’era: Makan Diabatè, storia tragicomica di un presidente mai visto

Nella storia calcistica del Nardò, nell’albo dei presidenti, figurano un nome ed un cognome destinati a rimanere tali. Tra la gestione Enzo Russo e l’era neo inaugurata di Maurizio Fanuli, c’è una parentesi piena di ombre e di storture, quella di Makan Diabatè. Questo “presidentissimo” che dalla Costa d’Avorio, quando il Toro versava in condizioni economico-societarie a dir poco disastrose (con pochi soldi e tanti debiti), ha sentito la grande chiamata innamorandosi a distanza del Nardò. Ma di lui nessuna traccia: mai una dichiarazione. Di Makan Diabatè (ammesso che esista) resterà solo una firma, quella che egli (e chi si è nascosto dietro al suo nome) ha apposto in calce alla pagina più nera della storia del club granata. Una pagina che molti dimenticheranno presi dall’entusiasmo per un presidente in carne e ossa, Maurizio Fanuli, ma che noi proviamo così a riportare alla luce ripercorrendo quei momenti di sconforto e bugie.

L’AMICO DI URBANO CAIRO – Tutto ha inizio il 23 ottobre 2012. Mentre in città si parla dell’imprenditore Corrado Del Giudice interessato a rilevare il club, le testate rilanciano un altro nome: Leonardo Ranieri. È quel signore che con passo lento e camicia bianca si aggirava per la tribuna centrale del “Giovanni Paolo II” la domenica prima, in occasione di Nardò-Monopoli 1-0. “Sarà il nuovo presidente”, si lasciano sfuggire i più informati. Si dice sia un consulente finanziario di un non meglio precisato gruppo del Nord, pappa e ciccia con Urbano Cairo, il presidente dei “cugini granata” del Torino. Ranieri sembra fare sul serio e incontra il sindaco Risi: vuole rilevare il Nardò. Trascorrono però circa due mesi e niente. I calciatori, che sul campo ben si stanno comportando, con il mercato alle porte bussano alla società per rivendicare le loro spettanze che tardano ad arrivare. Tocca al dirigente Walter Mirarco, il 13 dicembre 2012, indossare i panni del pompiere: “In questi giorni ho parlato con Ranieri e abbiamo definito alcuni punti. Tutto è andato per il verso giusto e credo che a breve potremmo anche convocare una conferenza stampa, con la quale cercheremo di rasserenare l’ambiente e illustrare i progetti futuri della società”. Ma quella conferenza, almeno nel breve, non c’è mai stata: non proprio tutto era andato per il verso giusto, evidentemente.

UN MILIONE E MEZZO DI EURO – Siamo ad inizio febbraio del 2013 e le mensilità di stipendio per rosa e staff tardano ad arrivare. I calciatori non si allenano. Il sindaco Risi si dice preoccupato per la situazione di stallo sul fronte societario. Il 10 febbraio una rappresentanza dei calciatori a colloquio col diesse Martano, il dg Mirarco e colui che si fa chiamare presidente, il misterioso Sig. Ranieri: con qualche promessa di pagamento i calciatori vengono convinti ad andare avanti. La situazione resta raccapricciante e il 5 marzo mister Renna decide di dimettersi: è evidente che i problemi non riguardino i risultati (più che soddisfacenti) ottenuti sul campo. Arriva quindi Sgobba che completa il lavoro del suo predecessore ottenendo la salvezza. Ma senti senti che succede il 24 maggio: una conferenza di presentazione della nuova società! Ed è sempre Ranieri, l’uomo delle camicie bianche, a spararla grossa: “C’è l’accordo perché il Nardò Calcio passi nelle mani della European Investment Co., una holding africana che opera nel settore del trading e che da 17 anni ha sede in Costa d’Avorio. La holding agisce a nome e per conto della Horus International che è in fase di costituzione, a Londra, e che si occuperà di finanziare il progetto neretino”. Una holding africana che opera per conto di un’altra azienda di Londra che però è in fase di costituzione. Mah. Ranieri però è proprio in forma: “Il 31 luglio – dice – la società si impegnerà ad investire un capitale molto importante: un milione e mezzo verrà messo a disposizione sia per programmare la prossima stagione che per azzerare le pendenze. Non sarò io il presidente, la società granata farà a capo al dottor Makan Diabatè, titolare della holding in questione”. Fantastico! In una botta sola il Toro avrà un milione e mezzo di euro e un nuovo presidente, il dottor Diabatè. Ma che fortuna!

NEL CONTINENTE NERO – Diabatè arriverà a Nardò il 20 giugno per il preliminare d’acquisto (o perlomeno così disse Ranieri), per portarsi avanti col lavoro i tifosi granata digitano su Google quel nome e quel cognome a caccia di qualche info in più. Ma… Wikipedia rivela amare verità: Makan Diabatè è un autore e drammaturgo maliano, peraltro deceduto nel 1988. No, non dev’essere lui: ad una ricerca più approfondita risulta che un certo Makan Diabatè sia titolare di un’azienda di trasporti di merci su strada nel bergamasco. Drammaturgo? Trasporti? Com’è possibile che sul web non ci sia scritta mezza riga sul miglior imprenditore ivoriano che la storia dell’Africa possa vantare? Boh, meglio non farsi troppe domande e attendere fiduciosi. Arriva il 20 giugno e Diabatè a Nardò non mette piede, il dg Mirarco spiega perché: “Si è trattato di una questione relativa al visto d’ingresso. La Costa d’Avorio ha modificato la procedura relativa al rilascio dei visti”. Ma che sfortuna, maledetti visti. Va be’ pazienza, sarà una questione di giorni. Il 21 giugno lo stesso Walter Mirarco aggiunge dettagli e fissa una nuova data: “Ranieri e Diabatè, il futuro presidente, sono in affari da parecchi anni per quanto concerne il settore dell’olio di palma. Per il giorno 26 abbiamo fissato la data per la sottoscrizione del passaggio di consegne”. Il 26 arriva ma dei due soci dell’olio di palma non c’è traccia. Il 27 giugno parla invece il presidente uscente Enzo Russo: “L’accordo tra le parti è stato raggiunto. Gli acquirenti s’impegnano a sanare il passivo accumulato in questi anni. L’accordo doveva arrivare il 25, ma purtroppo Makan è stato ingessato a causa di una caduta nella doccia. Mi hanno inviato delle foto che confermano il tutto. Una volta iscritta la squadra, potranno iniziare gli investimenti”. Povero il nostro amico Makan: prima il visto, poi cade nella doccia. Ci dev’essere una maledizione. Speriamo almeno che il dottore non si sia fatto troppo male.

IL PROGETTO TRIENNALE – Il 3 luglio un comunicato ufficiale del club granata sancisce che “il nuovo presidente è Makan Diabatè, titolare della holding africana European Investment Company Ltd, Sandro Manieri (ma non era un politico? Che c’entra col calcio? Da dove è spuntato?) è invece il vice presidente. Leonardo Ranieri è il nuovo presidente onorario”. Non si sa come sia potuto succedere ma è successo. “Hanno firmato di notte”, dice qualcuno. “C’è stata una videoconferenza”, qualcun altro. Non ci è concesso sapere la verità, quel che è certo è che il Nardò spende e spande sul mercato con un budget (parte di quel fantomatico milione e mezzo) che esiste solo nelle idee. Il dg Mirarco si dimette. Il 31 agosto del 2013 viene convocata una conferenza stampa, il vice presidente Manieri: “Le promesse fatte dal signor Ranieri durante la presentazione del nostro progetto sono state mantenute. Abbiamo iniziato a ripianare alcune pendenze ed abbiamo posto ottime fondamenta. Devo ringraziare i tifosi che in quei dieci giorni alla fine di luglio hanno superato il proprio dovere e sono stati fondamentali per noi. Hanno creduto nella bontà del nostro progetto e ci hanno dato una mano”. Un grandissimo controsenso nelle sue parole: da una parte ringrazia i tifosi perché hanno racimolato una bella somma per ripianare alcune vertenze e permettere al club di iscriversi al successivo campionato di Serie D, dall’altra dice che Ranieri ha mantenuto le promesse con gli investimenti. Ma se i soldi li hanno trovati i tifosi, a cosa sono servite le risorse economiche investite da Ranieri? Ammesso che abbia sborsato anche solo mezzo euro. Manieri, nel corso della stessa conferenza, parla poi di “progetto triennale”. Sì, come no…

SOLO GLI ULTRAS VINCONO SEMPRE – Il 12 settembre, all’ennesimo ritardo di un’incapiente società, il gruppo organizzato South Boys (che aveva permesso fattivamente l’iscrizione) convoca una conferenza in cui il rappresentante Michele Piccione ne ha per tutti. I tifosi vogliono la radiazione della loro squadra del cuore, non è masochismo ma un estremo atto d’amore. Distruggere questa sporca società per ripartire con una nuova, pulita e seria. Se è vero che il compito di chi fa informazione è analizzare i fatti, i fatti dicono che avevano ragione loro. Eccome se avevano ragione! L’unica parte vera in tutta questa grottesca storia sono proprio i tifosi, a cui l’unico rimprovero che si può muovere è forse quello di aver favorito l’iscrizione al campionato in estate. Forse era proprio quello il momento migliore per distruggere. I calciatori quindi si svincolano, mister Menichelli passa dalla juniores alla prima squadra assieme ai suoi ragazzi. Ottiene risultati insperati come il pari col Bisceglie, ma poi sono solo batoste: dopo le sette sberle rimediate col Brindisi (chi ha visto la partita sa che i biancazzurri si fermarono letteralmente per non infliggere ai baby granata un passivo ancor più esagerato), noi ci chiedevamo che senso aveva tutto questo. Il presidente uscente Russo si difende. Intanto il Nardò in campo non si presenta per tre turni consecutivi. Quando tutto lascia presagire alla radiazione, il vice presidente Manieri tenta l’ultimo colpo di coda ma ormai è troppo tardi. Il Toro non si presenta a Grottaglie il 3 novembre 2013: verrà radiato.

È la pagina più nera della storia del calcio neretino. Ora, a margine di questo lungo excursus (e chissà quanti altri avvenimenti sono rimasti nell’ombra), noi vi chiediamo: che fine ha fatto il progetto triennale di cui parlava Manieri? Dov’è il milione e mezzo promesso da Ranieri? Il dottor Diabatè è ancora in attesa del visto o ha avuto un secondo incidente in doccia? Domande del passato a cui non avremo mai risposta. Il presente racconta invece di un presidente vero e serio, Maurizio Fanuli, e di una piazza che è riesplosa di entusiasmo. I tifosi si beccarono molte offese per quella conferenza “distruttiva”, nei loro riguardi frasi del tipo “che vogliono questi?” oppure “chi sono loro per fermare il calcio a Nardò?”. La storia dice invece che avevano ragione i tifosi del gruppo organizzato, senza se e senza ma. E se Nardò non è più terra di conquiste e di becere manovre, è solo ed unicamente merito di chi ha rifiutato di essere complice di quel macabro e corrotto sistema.