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LECCE – Il ritorno in B per ora non scotta. Bilancio positivo dopo la prima sosta, anche se…

Alzi la mano chi si aspettava un Lecce così in palla già nelle prime due giornate. Nessuno, praticamente. Da buon pessimista di natura, il tifoso giallorosso è stato a lungo accompagnato in estate da paure e malumori, che il discretamente positivo mercato condotto da Meluso non era sufficiente a fugare. Il salto di categoria si porta dietro la necessità di approcciarsi subito al meglio con il livello superiore che non sempre è semplice, senza dimenticare che da quella categoria si mancava da otto anni. I colpi estivi giunti in extremis avevano riportato grande entusiasmo, parzialmente sopito dalla consapevolezza che il rodaggio richiede i suoi tempi e che questi tempi andavano a coincidere con un avvio di torneo che il calendario non aveva certo contribuito ad addolcire: esordio assoluto sul terreno di gioco della big per eccellenza, il Benevento, e poi quello casalingo con una delle compagini più arcigne del campionato, la Salernitana.

Insomma, chi si aspettava goleade al passivo, chi un catenaccio per cercare almeno di conquistare un pari striminzito. Tutti, si può dire, sono stati piacevolmente smentiti. E sì, perché il Lecce scintillante, con idee e personalità visto nelle prime due gare ha sorpreso davvero tutti, forse anche gli stessi calciatori e lo stesso Liverani, il quale ha sì lavorato in ritiro per un avvio subito in palla al fine di poter quantomeno tenersi alle spalle la zona calda, ma che difficilmente avrebbe potuto pretendere quanto visto poi effettivamente sul campo. Quindici nette palle gol create in due partite dominate per due terzi ed oltre, una difesa che ha sofferto solo quando la squadra non ne aveva davvero più. Ed è proprio questo che è mancato, ovvero il reagire con maggiore esperienza e tranquillità al momento più difficile del match, quello in cui c’era da portare a casa il risultato. Detto francamente, non fossero arrivate le reti, entrambe irregolari (la prima passi, a velocità normale il rigore sembrava esserci), di Coda e Castiglia, nessuno avrebbe visto nella difficoltà del Lecce nulla più del classico e agevolmente sotto controllo calo di chi ha dominato per settanta minuti. Nulla che appare irreparabile, comunque, o che metta in secondo piano il bel calcio in cui si sono prodotti Arrigoni e compagni.

L’unica nota stonata, dispiace dirlo, è legata alla vicenda Chiricò. Una vicenda sulla quale come linea editoriale noi abbiamo deciso di non insistere deliberatamente per non gettare benzina sul fuoco, ma che non possiamo esimerci dal giudicare come mal gestita dal club. Era proprio necessario puntare su di lui come vice-Falco? Se sì, perché puntarci, poi cercare di venderlo a tutti i costi, salvo nuovamente renderlo protagonista in maglia giallorossa? E’ una vicenda contorta, che tira in ballo troppi fattori per sputare sentenze. Ciò che è certo è che un clima del genere, come quello paradossale da tutti contro tutti (della serie che anche in tribuna centrale un tifoso urlava contro la curva e un altro contro Liverani che lo ha schierato) che si è respirato nel quarto d’ora finale al Via del Mare, non giova a piazza e squadra. Una piazza e una squadra che meriterebbero un po’ di calma dopo anni di patemi nonché di godersi del bel calcio, finalmente. I presupposti, visto l’incipit, ci sarebbero tutti.