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GALLIPOLI – La cordata Scorrano-Barone: “La nostra offerta è decaduta, questi i motivi…”

Conferenza stampa dai toni accesi quella che si è tenuta ieri, nella sala convegni della parrocchia San Lazzaro di Gallipoli. La cordata che avrebbe voluto rilevare il Gallipoli, che ha come portavoce Oreste Scorrano e che comprende anche gli imprenditori Marcello Barone, Massimo Negro e Emanuele Solidoro, ha spiegato i motivi per i quali la loro offerta è, ormai, decaduta.

Questo il primo intervento di Barone: “Volevamo dare una mano a creare una società seria ma l’attuale società ha sempre rifiutato di essere affiancata. Quest’anno siamo stati convinti da Oreste Scorrano a riprovarci. Lui ci ha detto: ‘Io non ho i soldi ma prendo il Gallipoli e voi mi sponsorizzate’. All’inizio abbiamo rifiutato, poi travolti dal suo entusiasmo abbiamo accettato e abbiamo intavolato alcuni incontri con l’attuale proprietà che, tra l’altro, non si capisce da chi è rappresentata perché agli appuntamenti si sono presentate persone diverse, ogni volta. Abbiamo chiesto il bilancio societario da cui si evince che il Gallipoli ha dei debiti. Abbiamo formulato la nostra proposta dando il termine di scadenza del 1° luglio, dopo del quale ci saremmo sentiti liberi da ogni impegno preso in parola. Per questo abbiamo deciso, il 2 luglio, di convocare un’assemblea per spiegare come erano andate le cose. Dall’attuale proprietà non abbiamo ricevuto alcuna risposta, solo silenzio, ma ci siamo solo sentiti rispondere a malo modo e abbiamo ricevuto attacchi sui social ma non ne capiamo il motivo. La nostra proposta era questa: noi ci accolliamo tutti i debiti fiscali che, salvo sorprese, si aggirano sui 60mila euro. I debiti da loro contratti a titolo personale, circa 27mila euro, noi non li paghiamo“.

È poi intervenuto il dottore commercialista Luigi Gravili, di Racale, esperto di fiducia della cordata: “Abbiamo chiesto i bilanci per dare un’occhiata alla situazione economica della società. Ci hanno detto che la società non aveva debiti ma, tra le righe, trasparivano debiti tributari di notevole importanza, circa 60mila euro, oltre ad un debito di 27mila euro contratto con la banca e garantito dagli attuali soci. Abbiamo, quindi, deciso di fare quest’offerta: accollo dei 60mila e stralcio dei 27mila. Alla scadenza del 1° luglio nessuno ci ha contattato per dirci sì o no. Poi sono stato contattato dal loro commercialista, a cui ho ribadito l’offerta di questa cordata. A mio avviso una società in difficoltà deve chiedere aiuto. Se non ha forze, l’unica strada è la liquidazione. Gallipoli è una piazza storica e sarebbe brutto rimanesse senza calcio”.

Si è poi dibattuto della questione Montefiore, il centro sportivo cittadino con cui la società del Gallipoli ha sottoscritto una convenzione “per uno sviluppo intelligente del settore giovanile, senza costi”, come ha spiegato il suo legale, avvocato Francesco Piro, presente in sala. Tale convenzione prevedeva una penale di 20mila euro, a carico della parte che, eventualmente, sarebbe stata inadempiente. “È di dominio pubblico – ha poi precisato l’avvocato Piroche gli accordi non siano stati rispettati, e non da noi”. Il debito Montefiore, quindi, si aggiungerebbe a quelli tributari della società.

Ancora Barone: “Dei debiti del Montefiore ne siamo venuti a conoscenza per caso. Noi vogliamo solo sapere la verità. Ancora, ci hanno accusato di andare a parlare col Sindaco, con gli assessori, con i giocatori e via dicendo. Noi i giocatori li abbiamo contattati perché, visti i tempi, giustamente si vogliono accasare con altre squadre, e abbiamo chiesto loro di temporeggiare un po’. Ma ora non siamo più in grado di garantire nulla e, per di più, ci hanno dato dei pagliacci, dei poco seri e dei morti di fame. Ma stiamo scherzando? Mica li abbiamo fatti noi i debiti! Quando ero presidente della squadra, in Serie D, ho lasciato il Gallipoli senza un centesimo di debito e in una categoria più che nobile per me, che portavo avanti la società da solo. E prima ancora è stato vergognosamente attaccato Vincenzo Barba, al quale faccio pubblicamente i miei complimenti, che, per quegli attacchi, decise di cedere la mano. Ora: i debiti ci sono e stanno sul bilancio, che lo presentassero un bilancio che dice il contrario. Siamo stati minacciati per non dirle queste cose, a pena di denuncia. I bilanci sono pubblici, di cosa ci possono denunciare? Poi se sulla carta che ci hanno dato ci sono scritte cose vere o false, non lo sappiamo, al massimo lo dirà la Guardia di finanza. Per me quei bilanci sono falsi e mi assumo la responsabilità di dirlo. Mi onoro di essere gallipolino e di voler bene alla squadra. Da parte mia ho messo a disposizione 30mila euro ma senza pretendere alcuna carica sociale, perché non ne ho il tempo. C’è poi una persona di Alezio che sparla di me. Se è così economicamente forte, lo invito a mettere sul piatto una cifra. Io metterò il doppio di quanto metterà lui”.

Solidoro poi ha aggiunto che “l’unica offerta ricevuta è giunta loro da Giorgio Della Ducata che avrebbe offerto per tre anni le magliette da gioco e versato nelle casse della società 600 euro al mese se gli concedevamo la scuola calcio.

Barone: Voi pagate i vostri debiti. Le magliette le avremmo comprate da soli, da Della Ducata o da altri, o, se anche ce le avessero regalate, bene, le avremmo accettate. Ma il punto è un altro: a loro la scuola calcio, perché con la scuola calcio si guadagna, e a noi sarebbe rimasto il restante settore giovanile, dove non si guadagna ma si spende? Che proposta è? Detta così, sembra che il Gallipoli sia un osso da spolpare dove i cretini cacciano soldi e i dritti guadagnano. Bisognerebbe mettere una pietra sopra a tutte queste parole, tutti dovremmo fare un passo avanti. L’Amministrazione comunale ci aveva dato ampie garanzie, presentandoci il progetto esecutivo del rifacimento del terreno di gioco. Con quel progetto, poi, avremmo potuto chiedere alla Federazione una deroga di un anno. Ci eravamo mossi per tempo, già da oltre un mese, per cercare di salvare il salvabile. Avevo anche contattato Fernando Venneri proponendogli l’eventuale ruolo da segretario. Questo era il nostro principio di programmazione. Le condizioni sono ormai scadute. Anche Amorino Ingrosso, che faceva parte del nostro gruppo, si è defilato. Ero stato io a convincerlo a investire sul Gallipoli e non sul Lecce, come voleva fare. Avendo visto le cose poco chiare, poi, ha frenato e mi ha detto: ‘Meglio che mi compri una barca con quei soldi…’. Noi vogliamo aiutare chi vuole fare calcio come hobby, non chi col calcio ci vuole guadagnare. In un incontro proposi a Francesco Errico e Nico Manta di collaborare insieme e di fare grande, insieme, il Gallipoli. Le nostre condizioni, ormai, sono scadute. Ci abbiamo messo il cuore ed è anche umiliante stare qui a spiegare le cose dopo aver ricevuto un sacco di critiche. La soluzione quale sarebbe? Che loro si paghino i loro debiti. Noi abbiamo chiesto trasparenza e lealtà, non cose strane. Se consegnassero il titolo al Sindaco? Non cambierebbe nulla per noi. Non sappiamo se iscriveranno o meno la squadra. Spero solo che non la facciano fallire“.