AVETRANA – Bruno: “Grande rammarico dopo Casarano, ma è doveroso crederci fino alla fine”
Domani, a Bitonto, l’Avetrana si giocherà una buona fetta di stagione. Attualmente il ritardo dalle vetta è di cinque punti, ma la formazione di Giuseppe Branà deve recuperare la partita del turno scorso, quella contro il Barletta, sospesa e rinviata a causa del maltempo. Il direttore sportivo dei biancorossi, Antonio Bruno, ci spiega che settimana è stata questa per la squadra e che avversario pensa di incontrare. “Ci aspetta una partita difficile, come, d’altra parte, tutte quelle che ci restano. Abbiamo una gara in meno degli altri, quindi ventiquattro punti a disposizione. L’Omnia Bitonto dispone, insieme a Fasano e Corato, dell’organico più attrezzato. Si tratta di una squadra organizzata, che da qualche tempo ha pure trovato continuità, che esprime un ottimo calcio e che ha uno degli allenatori più bravi della categoria. Il mister sta preparando la gara curando ogni minimo dettaglio e sono sicuro che faremo bene. Venderemo cara la pelle”.
Domenica potrebbe essere una giornata pro Fasano, in caso di mancata vittoria da parte dell’Avetrana che cosa potrebbe succedere? “Il Fasano, sulla carta, ha una partita abbordabile, ma affronta il Novoli che si deve salvare e dovrà quindi giocarsi il tutto per tutto, non credo sarà così semplice. In ogni caso, ripeto, mancano ancora tante giornate, una in più per noi”. Dopo il pesante ko con il Casarano, qualcuno poteva temere qualche contraccolpo e invece il primo tempo contro il Barletta è stato la dimostrazione di una reazione immediata. “Abbiamo disputato una grande prima frazione di gioco, su un campo ai limiti. Abbiamo costruito tante azioni, ci è mancato solo il gol”. Soprattutto ha fatto piacere la vicinanza di presidente e tifosi. Com’è l’ambiente in questo momento? “Dopo la sconfitta col Casarano, in cui abbiamo fatto un grande primo tempo e pagato un blackout di 7-8 minuti, letale contro una squadra esperta come i rossazzurri, c’è stato grande rammarico. Presidente, società e tifosi sono stati vicini ai ragazzi. Sui giornali qualcuno ha parlato di mancanza di umiltà. Io credo, invece, che proprio l’umiltà resti la nostra grande prerogativa e che ciò non toglie che possiamo essere pure ambiziosi. D’altra parte veleggiamo nelle prime cinque posizioni fin dall’inizio della stagione. Dentro di noi sappiamo di poter dare il massimo ed è giusto crederci fino alla fine”. Anche a dispetto di tutte le previsioni sfavorevoli.
Dove stanno i meriti di questa stagione da favola? E soprattutto che cosa vuol dire, realmente, far parte del progetto Avetrana? “L’Usd Avetrana è, soprattutto, una società in cui al vertice c’è un gruppo di amici, che sono il presidente Saracino, i due vicepresidenti, i fratelli Baldari e Lucio Delle Grottaglie. I meriti vanno ascritti innanzitutto a queste persone: è grazie ai loro sacrifici, economici e non, che tutto questo è possibile. È un gruppo di amici che ha rilevato la società cinque anni fa ed è riuscito a portarla dalla Seconda Categoria all’Eccellenza. È un lavoro che viene da lontano. Accanto ai loro sforzi economici ci sono quelli degli sponsor, che credono nel progetto. I meriti del miracolo Avetrana vanno ripartiti tra tante persone: lo staff tecnico che insieme al mister lavora con tanta professionalità; Vincenzo Saracino, non un semplice dirigente ma uomo sempre e da sempre vicino alla società e ai calciatori, dei quali può essere definito il tutor; il gruppo ultras, encomiabile fin dalla prima giornata, quando era presente in numero di tre unità a Trani pur di tenere alta la bandiera di Avetrana; i calciatori, che stanno facendo qualcosa di straordinario. Non dimentico tutto lo scetticismo iniziale, quando nessuno credeva in noi, nel nostro progetto. Qualcuno, invece, ci ha creduto e sono stati questi ragazzi che lo hanno sposato in pieno. Già a settembre, in tempi non sospetti, avevo dichiarato che questa squadra sarebbe andata più forte di quella della passata stagione. Questa società ha una propria filosofia, che è basata sulla scelta delle persone, dal direttore sportivo, all’allenatore e al suo staff, ai giocatori. Abbiamo scelto persone che avessero fame di calcio e voglia di affermarsi, ma soprattutto rispetto nei confronti del progetto”.
E a livello personale? “Da direttore sportivo non posso far altro che ringraziare queste persone che, oltre ad avermi dato sempre carta bianca nelle scelte, mi hanno offerto la possibilità di esprimere il mio credo calcistico. Senza di loro non l’avrei mai potuto fare, mi riempie il cuore d’orgoglio poter far parte di questa grande famiglia, perché questa è veramente una famiglia. Io sono arrivato in una società che aveva già fatto qualcosa d’importante. Nella passata stagione da dicembre in poi abbiamo fatto qualcosa d’incredibile, risalendo dall’ultimo posto al settimo. Quest’anno abbiamo cambiato tutta la rosa, eccezion fatta per De Gaetano e Cappellini, ma siamo ancora qua, consapevoli di aver operato un piccolo miracolo, con una rosa di giocatori dall’età media bassissima, a cui non potevamo veramente chiedere di più. Credo di aver commesso degli errori, ma questo lavoro l’ho fatto mettendoci sempre cuore e passione per poter arrivare agli obiettivi e fino a oggi gli obiettivi sono sempre stati raggiunti, alcune volte anche in anticipo. Fino a quando ricoprirò questo ruolo, sarà mio dovere assumermi la responsabilità delle cose negative”.