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IL CORSIVO – Casarano, la quiete (?) dopo la tempesta

“Ho voluto dare una scossa forte a tutto l’ambiente, sia interno che esterno alla squadra […]. Ho voluto ristabilire i veri criteri su cui si basa una Società sportiva con la S maiuscola (valorizzazione del patrimonio, attaccamento alla maglia, determinazione, sacrificio, unione d’intenti e di obiettivi) e ho riportato sulla terra anche chi pensava che a Casarano poteva prendere senza dare, quasi in maniera immorale, fuori da qualsiasi etica e contesto […]. Ho voluto tirare un ceffone forte, ho voluto risvegliare le coscienze di tutti […]. Ho riportato tutti insomma dallo stato confusionale, all’approvazione di una carta dei valori che dovrà ispirare il presente e il futuro della più importante struttura aggregativa e di marketing della città. Sì, della città! E non della famiglia De Masi come qualche stupido ha detto e scritto nell’ultimo periodo”. Firmato Paride De Masi, da qualche messe ritornato in sella al Casarano.

Questi stralci del suo comunicato apparso sul sito del Casarano sintetizzano lo scossone dato alla stagione in corso e testimoniano il non-disimpegno vociferato nelle ultime ore. La “fatal Gaeta” (3-1 pesante seppure con l’attenuante dell’inferiorità numerica) ha dato il là all’ennesima rivoluzione. De Masi, evidentemente deluso per l’ibrido andazzo, pensa bene di mandare tutti a casa. Questa la decisione-shock maturata a 24 ore dalla trasferta laziale. Via Silva (chiamato un mese prima a sostituire Toma). Via mezza squadra (compresi i senatori) e spazio ai soli under in rosa. Il nuovo allenatore è Gianluca Martina, a cui viene dato il compito di traghettare contando sull’ottima Juniores.

Due notti di riunioni e (saggi) ripensamenti correggono il tiro: l’epurazione viene circoscritta ai soli Silva, Mignogna, Da Silva, Kettlun, Paglialunga e Tafani (poi richiamato). La squadra, a sorpresa, viene affidata alla bandiera Antonio Calabro: il capitano diventa allenatore, in collaborazione con Fabrizio Caracciolo. Nei cinque giorni di passione (dal 23 al 28 gennaio) la soluzione finale verte sui fondamenti elencati sopra da Paride De Masi. Della serie: qui rimane solo chi dimostra di sentirsi la maglia cucita addosso. E il ragionamento ci sta pure. Obiezione: perché al ridimensionamento concretizzatosi qualche giorno fa (ai giocatori è stata proposta un’ulteriore decurtazione dello stipendio), non si è provveduto già in estate dopo il rischio fallimento? Perché questa ristrutturazione non è stata fatta in estate quando i problemi economici erano palesi e la logica imponeva linearità e oculatezza nelle scelte?

Il rammarico attuale è figlio delle scelte e delle contraddizioni di fondo (non poche) che hanno caratterizzato il modus operandi societario. Se il problema era contenere le spese mantenendo saldi valori morali e qualità dei singoli, la scelta di affidare a Calabro la panchina si poteva fare già a luglio, focalizzandosi magari su pochi acquisti (ma buoni, mirati). Purtroppo, dispiace dirlo, ma per certi versi la campagna acquisti è stata fallimentare se è vero com’ è vero che a dicembre metà innesti hanno fatto le valigie. Chiricò, De Toma, Tafani e Paglialunga: gli unici all’altezza si son dimostrati loro.

Per il resto la lista di aspettative non mantenute è sterminata. Un gran peccato, vista la mediocrità del torneo in corso e le ottime chance di vetta del Casarano. Poi, ce lo consenta la Società, annunciando in un primo momento l’epurazione di tutti i senior, ai vari Calabro, Leopizzi, Bonaffini e Aragao (la vecchia guardia, gli artefici della promozione in D, gli stessi che anno ingoiato il rospo pur di restare) si è mancato di rispetto (era proprio necessario fare di tuta l’erba un fascio?). Meno male che alla fine il buon senso ha prevalso con una marcia indietro quantomeno dovuta.

Adesso il futuro. Il primo posto sembra lontano ma non ancora impossibile. Tra l’altro, dopo la gara di Pisticci, altri tre giocatori sono stati reintegratii. O meglio, altri tre, nella fattispecie Paglialunga, Kettlun e Mignogna hanno detto sì al nuovo piano economico. Nell’ambiente adesso si respira un’aria serena, intrisa di sana rabbia agonistica. Calabro e i suoi potrebbero anche riuscire nel miracolo. La loro battaglia sul campo però dovrà fare il paio con la coerenza dei piani alti. Coerenza e chiarezza. Buon lavoro Virtus…